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Quali benefici possono essere attribuiti agli Open Data?

lentepubblica.it • 15 Febbraio 2024

quali benefici possono essere attribuiti agli open dataEcco una panoramica completa su quali benefici possono essere attribuiti agli Open Data: scopriamone i vantaggi e come i dati aperti impattano positivamente sulle nostre Pubbliche amministrazioni.


Negli ultimi anni, l’importanza degli Open Data ha guadagnato sempre più risonanza, aprendo le porte a una serie di benefici che si estendono dal miglioramento delle prestazioni pubbliche all’innovazione nel settore privato e al benessere sociale diffuso.

Infatti gli Open Data rappresentano un patrimonio prezioso che, se utilizzato in modo responsabile, può portare a miglioramenti tangibili in vari settori, promuovendo un progresso sostenibile e una società più informata e partecipativa.

Scopriamone dunque di più sull’argomento.

Definizione e quadro legale

Il concetto di dati aperti, o dati dell’amministrazione, riguarda le informazioni raccolte, prodotte o finanziate dagli enti pubblici, rese accessibili gratuitamente e riutilizzabili per scopi diversi. La licenza associata specifica i termini d’uso, seguendo i principi dettagliati nella Definizione aperta.

La direttiva sul riutilizzo delle informazioni del settore pubblico fornisce un quadro giuridico comune nell’Unione Europea per il mercato dei dati pubblici, basato sulla libera circolazione dei dati, trasparenza e libera concorrenza.

Quali benefici possono essere attribuiti agli Open Data?

Gli Open Data rappresentano una risorsa preziosa che, una volta sfruttata in modo adeguato, genera una serie di vantaggi tangibili, influendo positivamente su amministrazioni pubbliche, economia e benessere sociale.

Miglioramento dell’efficienza dei servizi pubblici

La condivisione inter-settoriale dei dati costituisce un pilastro fondamentale per migliorare l’efficienza dei servizi pubblici. La possibilità di accedere e condividere informazioni tra settori consente una visione completa delle spese non necessarie, facilitando così il processo decisionale. Questo implica un’ottimizzazione delle risorse e una maggiore efficienza nella fornitura dei servizi pubblici.

La maggiore efficienza derivante dall’uso dei dati in tempo reale può avere ad esempio impatti tangibili anche nella vita quotidiana. Un esempio è l’applicazione dei dati aperti al traffico, che potrebbe risparmiare 629 milioni di ore di attese non necessarie sulle strade dell’UE.

Stimolo alla crescita economica

L’accesso agevolato alle informazioni offre uno stimolo significativo allo sviluppo di servizi innovativi e alla creazione di nuovi modelli di business nel settore privato.

Nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020, il mercato diretto di dati ha raggiunto ad esempio i 75,7 miliardi di euro, con un aumento significativo del 36,9%. Questo non solo favorisce la crescita economica ma apre anche nuove opportunità imprenditoriali.

Si tratta di un trend in costante crescita, che negli ultimi quattro anni, nel periodo tra il 2020 e il 2024, ha toccato anche percentuali vicine al 50% di crescita, con l’Italia che si conferma uno dei paesi migliori in UE.

Supporto al mercato del lavoro

Inoltre nuovi posti di lavoro sono creati mediante la stimolazione dell’economia e mediante una domanda più alta di personale con le competenze necessarie per lavorare con i dati.

Solo per citare un dato particolarmente positivo bisogna dire che solo nel 2019 i dati aperti hanno creato 1.09 milioni di posti di lavoro.

Se la pandemia da Covid ha fatto registrare una leggera frenata iniziale, dall’altro lato lo sviluppo esponenziale dello smart working e le nuove tendenze alla digitalizzazione hanno man mano nuovamente stimolato e invertito la tendenza in calo, raggiungendo cifre di crescita costanti nel tempo fino all’anno in corso. Tanto che le previsioni dicono che nel 2025, l’anno prossimo, i posti di lavoro creati grazie ai dati aperti saranno circa 1.12-1.97 milioni.

La spinta positiva rappresentata dall’utilizzo degli Open Data nelle nostre Pa

Infine l’open data è una delle risorse maggiori che le amministrazioni pubbliche possono utilizzare per raggiungere i propri obiettivi. Grazie ai “dati aperti”, le amministrazioni possono infatti promuovere la trasparenza e la partecipazione dei cittadini, ma anche ottimizzare le loro risorse e migliorare la loro efficienza a condizione, ovviamente, che gli stessi cittadini siano correttamente informati e coinvolti nei processi.

L’utilizzo generalizzato dei dati pubblici consente, come è ormai universalmente provato, anche di identificare aree di miglioramento della macchina organizzativa, ottimizzare il suo funzionamento e pianificare meglio le risorse.

Per questo motivo le amministrazioni pubbliche, grazie ai dati, oltre ad offrire maggiore trasparenza, potrebbero dunque ottenere benefici quali l’ottimizzazione dei loro processi e servizi senza investimenti diretti.

L’Italia tra i “fast tracker” europei

L’utilizzo e lo sviluppo degli Open Data ha assunto un ruolo sempre più centrale nel panorama europeo, come dimostrato dal recente Open Data Maturity Report di dicembre 2023. In questo contesto, l’Italia si conferma al settimo posto tra i paesi europei, posizionandosi come “fast tracker”.

Il rapporto si basa su un questionario di autovalutazione completato da 35 paesi. Pur rimanendo focalizzato sull’UE, infatti, anche l’edizione 2023 comprende, oltre ai 27 Stati membri, 3 paesi dell’Associazione europea di libero scambio (EFTA) (Norvegia, Svizzera, Islanda) e 5 paesi candidati (Albania, Bosnia e Erzegovina, Montenegro, Serbia, Ucraina).

Nel 2023 gli Stati membri dell’UE hanno aumentato il livello di maturità media dei dati aperti, passando dal 79% nel 2022 all’83%.

Le quattro dimensioni dei dati aperti

Ciascun paese partecipante compila un questionario strutturato in base a quattro dimensioni dei dati aperti che consentono di valutare il grado di maturità degli stessi:

  • Policy – dimensione che fa luce sulle politiche e sulle strategie per i dati aperti in atto nei Paesi europei;
  • Impatto – dimensione che analizza la volontà, la preparazione e la capacità dei Paesi europei di misurare sia il riutilizzo che l’impatto creato dai dati aperti;
  • Portale – questa dimensione si concentra sulle caratteristiche, l’uso e la sostenibilità dei portali nazionali di dati aperti dei Paesi;
  • Qualità – dimensione che esamina le misure adottate dai gestori dei portali per garantire la raccolta sistematica dei metadati dalle fonti di tutto il Paese.

Il maturity level rating

In questo contesto l’Italia ha un maturity level rating pari al 92% (un punto percentuale in più rispetto alla passata edizione).

Sostanzialmente invariati i valori relativi alle quattro dimensioni rilevate: policy al 98% (media UE 89%), impatto al 94% (media UE 77%), portale dati.gov.it al 93% (media UE 85%) e qualità all’ 84% (media UE 82%).

Tuttavia uno sguardo più in dettaglio al Maturity Report ci convince che anche nelle dimensioni che appaiono consolidate servirebbe qualcosa in più: per esempio, all’interno delle policy, può essere sicuramente migliorato l’aspetto della governance del dato aperto, che potrebbe essere resa molto più efficiente, facendo sì che i dati aperti possano veramente essere una risorsa per il sistema produttivo del nostro Paese.

Guida all’utilizzo responsabile dei dati aperti

Per chi intende utilizzare i dati aperti, ecco in breve alcune fasi cruciali che devono essere eseguite:

  • definire il fine: identificare chiaramente l’obiettivo dell’utilizzo dei dati.
  • identificare i dati: verificare che i dati disponibili siano adatti all’uso desiderato, esaminando i metadati.
  • licenza aperta: assicurarsi che la licenza consenta l’uso previsto dei dati, tenendo conto delle condizioni di attribuzione e condivisione simile.
  • formato dei file: scegliere il formato di file più adatto alle proprie competenze informatiche.
  • qualità dei dati: verificare la data di ultima modifica, l’adeguatezza ai requisiti temporali e l’inclusione delle informazioni desiderate.

 

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it
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